Change management, ovvero gestione del cambiamento.
Ma prima ancora dovremmo parlare di consapevolezza del cambiamento.
Perchè il cambiamento è imprescindibile, è parte integrante della vita di un’azienda: come tale va gestito e organizzato tenendo conto di tutti i fattori in gioco. E senza cercare scorciatoie.
In questo articolo parliamo del cambiamento più “spaventoso”: il cambiamento digitale.
L’espressione “silver bullet” indica una soluzione estremamente efficace, grazie a cui possiamo risolvere i problemi in modo veloce, indolore e definitivo.
Se parliamo di strumenti digitali, il proiettile d’argento - che le aziende continuano a cercare - è il software che permette di eliminare lo spreco di risorse, ottimizzare i processi, cancellare le inefficienze e gestire tutto con un terzo del personale.
Troppo bello per essere vero?
Esatto. La verità pura e semplice è che i silver bullet non esistono.
Dobbiamo partire da un concetto essenziale: il software è uno strumento.
Non esiste uno strumento adatto a risolvere ogni problema.
Se abbiamo necessità di muoverci velocemente, non dobbiamo prendere un pick-up.
Se abbiamo necessità di trasportare cose pesanti, non ci serve un’auto da corsa.
Come tutti gli strumenti, la sua efficacia dipende da chi ne fa uso e dall’utilizzo che ne viene fatto.
E se lo strumento è un software per uso aziendale, questo deve essere inserito in un trittico ben definito.
L’approccio al change management si regge su tre concetti chiave: software, persone e processi.
Ognuno di questi elementi legato agli altri due, li influenza e ne è influenzato.
Di fatto, un software cambia il modo in cui le persone lavorano, cambia i processi aziendali.
Di conseguenza, adottare un software significa inserire un elemento di cambiamento, che deve essere accolto e abbracciato: l’adozione di uno strumento digitale deve portare un cambiamento nella mentalità, nel modo di lavorare, e la somma dei vari cambiamenti deve tradursi in un risultato positivo.
Le persone che costituiscono un’azienda si avvicendano molto più in fretta rispetto a prima: similmente a quanto accade nei paesi anglosassoni, il turn over segue un ritmo molto più serrato. I processi cambiano per adeguarsi a nuovi strumenti, nuovi metodi di produzione, nuovi sviluppi del mercato. I software cambiano per seguire la tecnologia, che non si ferma mai e apre costantemente nuove possibilità.
Rifiutare il cambiamento, o accoglierlo con riserva, significa quindi fermarsi in un mercato che non smette mai di andare avanti.
Una persona che sta ferma non può sopravvivere: ingrassa, si deteriora e muore.
Allo stesso modo, un’azienda deve continuare a camminare.
Cosa significa abbracciare il cambiamento?
Significa accettare che persone, processi e software possano cambiare seguendo modalità diverse.
Ad esempio, il team può cambiare a seguito di un percorso di formazione e aggiornamento, o per l’aggiunta di nuovi membri. Il software invece può essere arricchito con integrazioni o estensioni, o può essere sostituito da uno strumento digitale diverso.
Una buona politica di change management permette di mettere in conto il cambiamento, anticiparlo e guidarlo nel corso di un’evoluzione che si presenta ciclicamente.
Cerchiamo il software che risolva tutto?
Cerchiamo il team perfetto?
Non esistono.
Esiste un approccio basato sulla consapevolezza che questi elementi sono destinati ad evolvere nel corso del tempo.
La gestione del cambiamento deve essere interiorizzata dall’azienda, con un approccio che sia comprensivo di persone, processi e software.
Un approccio che sia propositivo, mai passivo, e che sia progressivo, in quanto ogni cambiamento proficuo richiede tempo.
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