Viviamo in un’epoca in cui la velocità dell’innovazione tecnologica supera spesso la nostra capacità di fermarci a riflettere su cosa stiamo davvero facendo con i nostri dati. Ogni giorno affidiamo informazioni preziose a strumenti di intelligenza artificiale, spesso senza sapere davvero dove vanno a finire. Ma siamo sicuri che valga la pena?
L’entusiasmo per l’AI ha generato una vera e propria corsa all’adozione: carichiamo documenti, facciamo domande, automatizziamo processi. Ma raramente ci fermiamo a porci una domanda semplice: dove finiscono i nostri dati?
Pensa a quante volte hai evitato di inviare un file via email perché troppo delicato… e poi lo stesso file finisce tranquillamente su una chat AI. Il paradosso è evidente: non condividiamo certe informazioni nemmeno con colleghi di fiducia, ma le affidiamo con leggerezza a modelli di proprietà di aziende miliardarie, il cui business si basa – letteralmente – sui dati.
Nel mondo dell’impresa, questo comportamento può tradursi in una vera e propria fuga di know-how. Ogni volta che carichiamo PDF interni o domande complesse sui nostri processi aziendali su piattaforme pubbliche, stiamo — consapevolmente o meno — cedendo valore. E spesso, in cambio, otteniamo risposte approssimative o automatismi che non risolvono realmente i nostri problemi.
Vale davvero la pena correre questo rischio per rispondere più velocemente a una richiesta cliente o per cercare un prodotto in un listino?
Una AI privata è un sistema che elabora i dati localmente, all’interno dell’infrastruttura aziendale, senza inviarli all’esterno. Si tratta generalmente di modelli open source (o meglio, open weight), progettati per funzionare anche su hardware contenuto. Pur avendo prestazioni inferiori rispetto ai modelli di punta, possono essere molto efficaci per attività specifiche, dove conta di più la profondità del know-how aziendale che la potenza bruta del modello.
In questi contesti, l’adozione di una AI privata rappresenta una scelta di protezione del valore aziendale: si lavora in sicurezza, si mantiene il controllo sui dati e si evitano rischi inutili.
No. Se i dati che stai usando sono già pubblici, o se puoi offuscare in modo efficace quelli sensibili / importanti, puoi tranquillamente utilizzare i modelli più evoluti disponibili tramite API. La tecnologia non è nemica: è un alleato, se la usi con consapevolezza.
Alla fine, tutto si riduce a una domanda semplice, ma fondamentale:
Ne vale la pena?
Perché se è vero che oggi si corre sempre più velocemente, è altrettanto vero che tornare indietro è sempre più difficile.
Se siete amanti dei complotti e degli scenari apocalittici vi lasciamo qualche link per riflettere un po’ sul tema:
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